venerdì 28 maggio 2010

Francis Bacon (1909-1992)





Francis Bacon (1909-1992)

Biografia

« Voglio che la mia vita sia il più libera possibile, voglio solo il migliore tipo di atmosfera in cui lavorare
« Ho sempre sognato di dipingere il sorriso, ma non ci sono mai riuscito.
1909-1926
« Ricordo che quando c'era il Black out spruzzavano il parco di qualcosa di fosforescente, con l'idea che gli Zeppelin avrebbero scambiato quella luminescenza per le luci di Londra e avrebbero lanciato le bombe nel parco; ma non funzionò


La casa natale di Francis Bacon, al 63 di Baggot Street, a Dublino.
Francis Bacon è nato in una clinica di Dublino, al 63 di Lower Baggot Street, da genitori inglesi, mentre l'Irlanda stava conquistandosi l'indipendenza dall'Inghilterra. Secondogenito di Anthony Edward Mortimer Bacon (detto Eddie) e Christina Winifred Loxley Firth (detta Winnie). Francis aveva un fratello maggiore di quattro anni, Harley, e uno minore, Edward, entrambi scomparsi in giovane età, e due sorelle minori, Ianthe e Winifred.
Il padre discendeva da una famiglia che vantava nobili origini, imparentata forse con il famoso filosofo omonimo del pittore. Eddie era un uomo iracondo e tirannico, capitano della fanteria leggera dell'esercito britannico in pensione nonché veterano della seconda guerra boera (1899-1902). Una volta tornato in Inghilterra, fu destinato al reggimento in deposito di Newcastle-on-Tyne, lì conobbe e poi sposò Winnie Firth, che proveniva invece da una facoltosa famiglia di Sheffield che aveva fatto fortuna commerciando acciaio e carbone. Francis Bacon racconta che il padre decise di sposare la diciannovenne Winnie, (di 14 anni più giovane di lui), nonostante la ferma opposizione della famiglia della ragazza, solo dopo aver attentamente valutato i vantaggi economici che avrebbe potuto ottenere dagli affari dei Firth, e solo dopo essere stato rifiutato da un'altra giovane ancora più abbiente. I due si sposarono a Londra nel 1903, a quel tempo Eddie aveva 33 anni e si era da poco congedato dall'esercito con il grado onorario di Maggiore. Approfittando della dote ricevuta con il matrimonio intraprese l'attività di allenatore di cavalli da corsa (una passione, quella per la caccia e per gli sport all'aria aperta, che non l'avrebbe mai abbandonato), e ben conscio del fatto che in Irlanda l'impresa avrebbe avuto dei costi inferiori, si trasferì con la famiglia a Connycourt House, vicino al villaggio di Kilcullen, nella contea di Kildare, non lontano da Dublino. La grande casa con 18 stanze e provvista di ampie scuderie ospitava, oltre alla famiglia Bacon, cinque domestici e una ventina di altre persone fra stallieri e lavoratori vari, e veniva amministrata da Eddie con il rigore di un campo militare, vigevano orari molto rigidi per regolare qualsiasi attività quotidiana e i figli vedevano i genitori solo una mezz'ora al giorno, dopo il tè delle cinque, e talvolta durante la colazione domenicale. Il “Capitano Bacon”, come ancora si faceva chiamare, aveva frequenti scoppi d'ira, dovuti spesso a banalità come aver trovato i propri stivali non lucidati a dovere.
La madre di Francis veniva da un ambiente molto diverso da quello della famiglia del marito. L'acciaieria di Sheffield messa in piedi a metà del XIX secolo dal nonno di Winnie , Thomas Firth, era diventata un'azienda d'importanza internazionale, e una parte sostanziosa delle fortune accumulate dalla famiglia era stata devoluta in beneficenza. Il padre di Winnie era morto abbastanza giovane a causa di una grave forma di asma cronica, disturbo ereditato da Francis e che lo avrebbe afflitto per tutta la vita, che per questo motivo era costretto ad assumere morfina e a stare alla larga da cani e cavalli, cosa che lo sminuiva agli occhi del padre. Francis instaurò un rapporto molto profondo con la nonna materna, una donna vitale che seguì la figlia in Irlanda, dove si risposò due volte. Con lei trascorse buona parte dell'infanzia a Farmleigh, vicino alla città settecentesca di Abbeyleix, nel sud-est dell'Irlanda. Anche il carattere della madre, di cui certamente Francis apprezzava la dolcezza rispetto ai modi paterni, appariva come una pallida imitazione della personalità di Granny Supple, come veniva chiamata la nonna in famiglia.
I Bacon si trasferirono a Londra durante la prima guerra mondiale a causa degli obblighi militari del capofamiglia, in servizio al British War Office, quando tornarono trovarono un'Irlanda cambiata dalla sollevazione di Pasqua del 1916, e i paese si sarebbe ulteriormente diviso con la guerra d'indipendenza (1919-1921) e la guerra civile (1922-1923).
A causa dei forti attacchi d'asma che lo costringevano a letto per giorni, Francis non frequentava la scuola regolarmente, e i genitori decisero di affidare la sua istruzione a un sacerdote, che però risultava essere interessato più ai cavalli che all'insegnamento, e che non lasciò tracce rilevanti sulla formazione del futuro pittore. Poco prima del quindicesimo compleanno, Francis fu mandato in collegio secondo la tradizione di famiglia, nella Dean Close School di Cheltenham, vicino alla proprietà che i Bacon avevano da poco preso in affitto a Gotherington, in Inghilterra, dove rimmarrà confinato dal 1924 al 1926. Questo periodo non era ricordato dal pittore in modo molto positivo, ma sicuramente lo avviò alla propria educazione sentimentale: già dall'età di quindici anni Francis era consapevole della propria omosessualità. Quando tornò in famiglia dopo aver lasciato la scuola andò incontro a contrasti sempre maggiori con il padre, che vedeva la sua manifesta intenzione di dedicarsi all'arte come una pericolosa decadenza di costumi che lo avrebbe condotto alla povertà. Ancora peggio per il vecchio Eddie erano le voci che Francis era stato allontanato dalla scuola per i suoi rapporti ambigui con i coetanei, (in quel periodo l'omofilia, considerata un reato fino al 1968, veniva severamente punita), e così se era troppo scioccato per opporsi al figlio che discuteva di vestiti continuamente e si vestiva da donna alle feste di famiglia, con tanto di larghi cappelli a falde anni '20, rossetto, tacchi alti e sigaretta con bocchino, quando lo sorprese a provarsi la biancheria intima della madre davanti a uno specchio lo cacciò di casa.

1926-1927

« Mentre ero a Parigi ho visto una mostra di Picasso alla galleria Rosemberg, e in quel momento ho pensato: beh, cercherò anch'io di fare il pittore.
Nell'ottobre del 1926 Francis decise di trasferirsi a Londra, dove vivevano molti parenti della madre, che aiutava il figlio a coprire almeno le spese di prima necessità inviandogli settimanalmente tre sterline. La grande città appariva come un mondo libero e ricco di stimoli ad un ragazzo cresciuto nella rigida Irlanda, e Francis si inserì presto nel circolo degli omosessuali londinesi, che venivano genericamente considerati degli effeminati all'avanguardia nelle questioni di stile e gusto. Gli eccentrici omosessuali che nei primi anni venti gravitavano attorno alle figure degli scrittori Harold Acton e Brian Howard avevano una forte influenza sugli atteggiamenti artistici e morali dell'epoca, ma bisogna sempre ricordare che l'omosessualità era ancora un crimine e non poteva essere manifestata liberamente.
Durante il soggiorno nella capitale inglese Francis svolse una serie di lavori fra i più disparati, fu stenografo, commesso centralinista in un negozio di abiti femminili all'ingrosso a Soho (dal quale fu licenziato dopo aver scritto una lettera minatoria al suo datore di lavoro), e domestico-cuoco, ma abbandonò anche quest'ultimo impiego, mentre continuava la sua auto-formazione culturale leggendo Nietzsche.

Londra Berlino e Parigi

Sua cugina Diane Watson suggerì che il diciasettenne Francis prendesse lezioni di disegno alla scuola d'arte San Martin. Francis scoprì che era attraente, e che era molto carino per alcune persone e pensò subito di trarne vantaggio, concedendosi a uomini ricchi. Uno di questi uomini era un ex compagno d'arme di suo padre, nonché un brigliatore di cavalli, di nome Harcourt-Smith. Più avanti Francis sostenne che suo padre avesse chiesto al suo amico di tenerlo in pugno e di farlo diventare un vero uomo. Senza dubbio, suo padre era a conoscenza della fama di uomo virile del suo amico ma non dei suoi gusti sessuali.

Berlino

All'inizio della Primavera del 1927 Francis fu portato da Harcourt-Smith a Berlino che allora faceva parte della Repubblica di Weimar. Fu qui che Francis vide il capolavoro di Fritz Lang "Metropolis". Francis trascorse due mesi a Berlino. Dopo più o meno un mese, Harcourt-Smith lo lasciò. "Si è stancato presto di me, e certamente ora sarà con una donna". Fu così che dopo poco tempo decise di trasferirsi a Parigi.

Chantilly

Francis passò un anno e mezzo a Parigi. All'apertura di un'esibizione, incontrò Yvonne Bocquentin, pianista e cantante. Essendo a conoscenza del suo bisogno di imparare la lingua francese, Francis visse per tre mesi con Madame Bocquentin e la sua famiglia nella loro casa presso Chantilly. Al Château de Chantilly (al museo Condè), vide La strage degli innocenti di Nicolas Poussin. L'estate del 1927 Francis andò ad una mostra di 106 opere di Picasso nella Galleria Paul Rosenberg a Parigi, cosa che lo ispirò a disegnare e dipingere. Prese il treno circa cinque volte a settimana per visitare la mostra e spesso tornava con disegni ed aquerelli d'ispirazione cubista.

Queensberry Mews West

Francis tornò a Londra nel tardo 1928 e cominciò a lavorare come interior designer. Prese un garage e lo convertì in studio a South Kensington e condivise il piano superiore con Eric Alden, che fu il suo primo collezionista. Nel 1929 Jessie Lightfoot, la badante di Francis, si unì a loro. Nella prima edizione del Cahiers d'Art del 1929, Francis vide le figure biomorfiche di Picasso. Francis divenne amico di Geoffrey Gilbey, un corrispondente del Daily Express e per qualche tempo lavorò come suo segratario.
Francis scrisse un suo annuncio sul Times come un "gentleman's companion". Fra le varie risposte, attentamente controllate da Jessie Lightfoot, vi era quella di un anziano signore cugino di Douglas Cooper (Cooper aveva la più bella collezione di arte moderna di tutta l'Inghilterra).
Il signore, avendo pagato Francis per i suoi servizi, gli trovò un lavoro part-time come operatore telefonico in un club londinese, e lo aiutò a promuoverlo come designer d'interni a suo cugino Cooper (il quale gli commissionò una volta una scrivania in color grigio-navale).
Nel 1929 Francis conobbe Eric Hall al Bath Club mentre stava cambiando un telefono. Hall (il quale era direttore generale della Peter Jones) fu il suo amante e protettore.

"The 1930 Look in British Decoration"

La prima esposizione al Queensberry Mews, nell'inverno del 1929, era fatta di stracci e mobilia di Bacon (Eric Hall comprò uno straccio) ma pare che vi fossero anche Painted screen (c.1929 - 1930) e Watercolour (1929), entrambi comprati da Eric Alden. Watercolour ("Acquarello"), il suo dipinto più datato sopravvisuto, sembra sia evoluto dai suoi disegni di stracci, che a loro volta furono influenzati dai dipinti e gli arazzi di Jean Lurçat.
Sydney Butler, figlia di Samuel Courtauld e moglie di Rab Butler, commissionò un tavolo di vetro e acciaio ed una serie di sgabelli per il salotto della sua casa di Smith Square.
Lo studio di Bacon di Queensberry Mews, comparve nel numero dell'Agosto 1930 di The Studio, con un articolo di due pagine intitolato "The 1930 Look in British Decoration", che mostrava i suoi lavori, inclusi un grande specchio tondo, stracci e mobilia in acciaio tubolare e vetro influenzata dallo Stile Internazionale, Marcel Breuer, Le Corbusier / Charlotte Perriand e Eileen Gray.
Bacon tornò in Germania nel 1930 e partecipò alla Oberammergau Passion Play.

La casa-studio Millais, Cromwell Place 7: 1943 - 1951

Bacon e Eric Hall affittano il piano terra di Cromwell Place 7, a South Kensington, Londra, che era stata la casa e lo studio di John Everett Millais. Bacon adattò la vecchia e grande sala da biliardo sul retro della casa e lo adibì a suo studio. Nanny Lightfoot,in attesa di una migliore collocazione dormì sul tavolo della cucina. Feste illecite per la presenza di gioco d'azzardo con una roulette vennero tenute nella casa, organizzate da Bacon con l'assistenza di Hall e da cui entrambi ricavarono un profitto. Ora sede dell'Art Fund, la casa Millais è a pochi passi del Victoria and Albert Museum, dove è esposta la collezione nazionale dei lavori di [John Constable], i quali dipinti e schizzi ad olio vennero molto ammirati da Bacon. Sempre in questo museo Bacon scoprirà e studierà le fotografie di Eadweard Muybridge. La mostra Recent Paintings by Francis Bacon, Frances Hodgkins, Matthew Smith, Henry Moore and Graham Sutherland del 1945 alla galeria Lefevre espone due dipinti di Bacon - Three Studies for Figures at the Base of a Crucifixion (1944) e Figure in a landscape (1945).

domenica 23 maggio 2010

Vito Boggeri,Street Art



L'Artista, le Opere

Vito Boggeri, pittore affermato e poliedrico performer, nasce a Serravalle Scrivia nel 1939. Appassionatosi al disegno sin dall'età della scuola dell'obbligo ed avvicinandosi da autodidatta, per diletto e per passione, alla conoscenza delle tecniche degli strumenti dell'arte figurativa, inizia la propria avventura artistica nel 1953, poco meno che quindicenne, presentando con successo alcuni suoi lavori alla Biennale dell'Antoniano, a Bologna. Questo il primo, vero contatto con il mondo dell'Arte. Successiva, importante tappa nella crescita artistica ed umana di Boggeri è l'incontro con il Maestro Mario Calandri, pittore torinese, docente dell'Accademia Albertina, tra i più apprezzati incisori italiani del XX Secolo. Con il passare degli anni, nei momenti di tempo rubati all'impegnativo lavoro di esercente, Boggeri ha proseguito con profitto nella sua personale attività di ricerca. Negli anni Settanta sperimenta nuove espressioni, dal videotape, alla fotografia, alla sabbia. Alla soglia degli anni Ottanta, Boggeri ritorna alla pittura, ad una "street art" fatta di vernici su cartone, su legno e materiali poveri e di recupero. Oggi, Boggeri vanta una carriera trentennale e conta numerose mostre personali e di gruppo, nonché esposizioni in permanenza, in Italia ed all'estero, presso gallerie d'arte pubbliche, private, e centri culturali, da Torino, a Milano, Genova, e Bologna, da Parigi, a New York, Montreal, San Paolo e Tokio. Sposato, con due figli, attualmente vive e lavora spostandosi tra la casa-studio in Val Borbera e l'abitazione di Sanremo.


15 maggio 6 giugno 2010 Vito Boggeri Espone


L'Associazione Amici dell'Arte di Serravalle Scrivia, l'Amministrazione Comunale di Serravalle Scrivia e la Fondazione Cassa di Risparmio di Torino sono lieti di presentare la mostra d'arte "Di Tutto è di Più", personale del pittore e performer Vito Boggeri, allestita dal 15 maggio al 6 giugno, nei locali ristrutturati dello storico Palazzo Grillo, di Via Berthoud 52. Nei locali in fase di riqualificazione del recuperato seicentesco Palazzo Grillo, storico edificio del centro storico di Serravalle, sono esposte complessivamente 33 titoli, tra opere su legno, cartone, e piccole installazioni, selezionati dalla recente produzione artistica del pittore serravallese che torna ad esporre nella natia Serravalle dopo ben 23 anni dall'ultima mostra. Dipinti realizzati con tecniche diverse, dai tratti e dai colori decisi, vivaci, vitali, stesi su supporti in cartone, legno, materiali "poveri" o di riciclo, ed oggetti di uso comune riletti dall'occhio bizzarro di Boggeri, sono proposti al visitatore in un percorso articolato lungo un susseguirsi di stanze al piano primo, sui muri delle quali è possibile ritrovare tra i segni e le ferite lasciate dal tempo e dall'incuria, le tracce del nobile passato di Palazzo Grillo. Un contesto curiosamente eterogeneo di suggestivo, di sicuro impatto. L'evento intende infatti rappresentare un ulteriore "tassello" nell'azione di riqualificazione e rivitalizzazione del centro storico di Serravalle, portata avanti dall'Amministrazione Comunale.

La mostra è organizzata dall'Associazione Amici dell'Arte, in collaborazione con il Comune di Serravalle Scrivia, la Biblioteca Comunale "Roberto Allegri" e il contributo economico della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino. Nelle opere esposte, Boggeri si racconta e racconta, con intensità, creatività, e sottile, disincantata, irriverente, divertita ironia, di emozioni forti, di storie tragiche, dei paradossi dell'uomo e della natura umana, della guerra, dell'amore, della morte, dell'amicizia, degli angoli nascosti ed oscuri della quotidianità, delle contraddizioni della società contemporanea, della vita "segreta" degli oggetti.

Orario di apertura

Dal 15 maggio al 6 giugno 2010

Mercoledì, Giovedì, Venerdì 17.00 - 19.00

Sabato e Domenica 16.00 - 19.00

mercoledì 19 maggio 2010

Lucian Freud Pittore












































Biografia
















Nipote di Sigmund Freud, è figlio dell'architetto Ernst Freud e padre della scultrice Jane MacAdam Freud. Nel 1933, poco dopo l’ascesa al potere in Germania di Adolf Hitler, si trasferisce nel Regno Unito con genitori e fratelli, ottenendo qualche anno più tardi la naturalizzazione britannica.
Risale al 1937 la sua unica scultura, che gli vale l'ammissione alla Central School of Arts and Crafts di Londra prima, per iscriversi poi alla East Anglian School of Drawings and Paintings di Dedham nell'Essex diretta dal pittore Cedric Morris, che fu il suo primo mentore. I suoi studi vengono interrotti per un servizio su un convoglio di navi da guerra nell'Atlantico settentrionale.
Le prime prove pittoriche di Freud tendono all'espressività intensa, deformano volti e oggetti in direzione della Nuova oggettività ma forse anche tengono in vista Chagall surnaturel. Dai primi passi del suo cammino d'artista, Freud palesa uno straordinario spirito di osservazione del reale e una forte adesione concettuale ad esso, che si fara con gli anni sempre più incisiva.
Tiene la sua prima personale nel 1944, ma già dieci anni dopo rappresenta la Gran Bretagna alla XXVII Biennale di Arti Visive di Venezia a fianco di Francis Bacon (pittore con il quale manterrà una certa affinità di ricerca) e Ben Nicholson.
A partire dalla fine degli anni Cinquanta, Freud abbandona il disegno come attività principale e indipendente e il disegno anche intenso come struttura che governa il dipinto. Il suo nuovo stile muove da una nuova diversa maniera di vedere, il suo sguardo si volge anche all'interno dell'essere umano.
Nel 1951 al Festival of Britain è premiato con Arts Council Prize. 1953-1954 è visitor professor alla Slade School of Fine Art di Londra.
Dal 1979 le mostre si moltiplicano e Freud espone in Giappone e negli Stati Uniti.
Nel 1983 gli viene conferita l'onorificenza di "Companion of Honour". È Accademico Emerito dell’Accademia delle Arti del Disegno nella Classe di Pittura.


Stile

In molti quadri del tardo Freud, l’osservatore è avvertito degli artifici compositivi. Notiamo per esempio la presenza dello studio, ci vengono mostrate modelle appoggiate su stracci inzuppati di colore, macchie di vernice sul pavimento e sulle pareti; i nomi e i numeri di telefono dei modelli scarabocchiati sui muri; la scala che l’artista usa per realizzare le tele più grandi, e così via. Soprattutto ci viene svelata, attraverso i mezzi più svariati e inattesi, “la noia e l’imbarazzo di posare”. In sostanza, tutto rimanda a una consapevolezza autoriflessiva del tutto inconsueta per la storia della ritrattistica (quantomeno fino a oggi). Freud ha anche ritratto nientemeno che la regina Elisabetta o la supermodella Kate Moss senza alcun tipo di concessione estetizzante, anzi cercando di far affiorare le ansie e le angosce dei suoi soggetti, a discapito dell’esteriorità. Nonostante Freud si è sempre tenuto fuori dalle principali correnti del Novecento e si è mantenuto sempre legato a una dimensione figurativa, è stato uno dei pittori più influenti dell’ultimo mezzo secolo, ma la sua opera resiste a ogni categorizzazione. Il suo approccio non si qualifica in termini di “stile” o “maniera” perché ha che fare con la crescita della coscienza e del carattere individuale, Ogni dipinto è ciò che è. “Cosa chiedo a un dipinto” scrisse una volta Freud. “Gli chiedo di stupire, disturbare, sedurre, convincere”.

Roberto Longhi

La biografia
Roberto Longhi nasce ad Alba il 28 dicembre 1890, figlio di Linda Battaglia e di Giovanni Longhi (insegnante di materie tecniche presso la locale Regia Scuola Enologica).

Nel 1911 si laurea con Pietro Toesca a Torino discutendo una tesi sul Caravaggio. E' ammesso nel 1912 alla scuola di perfezionamento di Adolfo Venturi a Roma dopo un 'colloquio' su Cosmè Tura. Collabora alle riviste "La Voce" (dal 1911) e "L'Arte" (dal 1913). Iniziano nello stesso periodo (1912) i primi contatti con Bernard Berenson, al quale si propone come traduttore per il volume The Italian painters of the Renaissance. L'insegnamento nell'anno scolastico 1913-1914 ai licei Tasso e Visconti di Roma è documentato dalla Breve ma veridica storia della pittura italiana, dispensa ad uso degli studenti pubblicata postuma nel 1980; tra i suoi allievi figura Lucia Lopresti, la scrittrice Anna Banti, futura moglie del critico (1924). Gli scritti giovanili spaziano da argomenti di pittura del Quattrocento (Piero dei Franceschi e lo sviluppo della pittura veneziana) fino a temi di critica militante (I pittori futuristi e La Scultura Futurista di Boccioni), passando per Caravaggio (Due opere di Caravaggio) e i suoi seguaci: Mattia Preti (critica figurativa pura), Orazio Borgianni, Battistello, Gentileschi padre e figlia.

Tra il 1920 e il 1922 viaggia in Europa con Alessandro Contini Bonacossi visitando chiese, musei e collezioni del continente (Francia, Spagna, Germania, Austria, Paesi Bassi, Cecoslovacchia, Ungheria). Il Grand Tour europeo affina straordinariamente i suoi strumenti di conoscitore. A Roma, dal 1922, esercita la libera docenza all'Università. Nel 1926 inizia la collaborazione con "Vita Artistica" di cui, dal 1927, assume la direzione insieme ad Emilio Cecchi, con il quale fonderà l'anno successivo la rivista "Pinacotheca".

Nel 1927 pubblica il Piero della Francesca, la celebre monografia tradotta immediatamente in lingua francese (1927) e subito dopo in inglese (1931). Nel 1934 seguirà l'Officina Ferrarese, elaborata sull'onda dell'esposizione dedicata alla pittura ferrarese del Rinascimento (1933). Sempre nel 1934 vince il concorso per la cattedra di Storia dell'Arte Medievale e Moderna all'Università di Bologna. Tra il 1935 e il 1936 organizza la Mostra del Settecento bolognese. Gli interessi per l'arte contemporanea sono testimoniati dalla monografia dedicata a Carlo Carrà (1937) dall'intensa frequentazione con Giorgio Morandi.
Dal 1947 al 1958 é presente nelle commissioni organizzatrici della Biennale di venezia

Nel 1939 si trasferisce a Firenze. Dirige (dal 1938 al 1940), insieme a Ranuccio Bianchi Bandinelli e a Carlo Ludovico Ragghianti, la rivista "La Critica d'Arte". Risalgono a questi anni i Fatti di Masolino e di Masaccio (1940) e il Carlo Braccesco (1942). Il Viatico per cinque secoli di pittura veneziana (1946) - che segue la mostra allestita nel 1945 da Rodolfo Pallucchini - è anche il preludio alla successiva e intensa collaborazione ad "Arte Veneta" (1947-1948). Esce nel 1943 il primo annuario di "Proporzioni" (seguiranno altri tre numeri nel 1948, 1950 e 1963), che contiene tra l'altro il noto saggio dedicato agli Ultimi studi sul Caravaggio e la sua cerchia. Nel 1950 nasce la rivista "Paragone" che dirigerà fino alla morte e alla quale ha affidato importanti editoriali di politica culturale e saggi su vari argomenti storico artistici. Nel 1949 viene chiamato all'Università di Firenze.

Longhi ha ideato e diretto le memorabili mostre bolognesi su Giuseppe Maria Crespi (1948) e sulla pittura bolognese del Trecento (1950), e quella celeberrima organizzata a Milano su Caravaggio e i caravaggeschi (1951); cui seguirà nel 1952 il volume monografico sul maestro lombardo. Nel 1953 con l'esposizione milanese I pittori della realtà in Lombardia viene esplorata una tendenza espressiva che ha caratterizzato per diversi secoli quest'area artistica. Negli stessi anni lavora con Umberto Barbaro alla creazione di documentari su artisti (Carpaccio, Caravaggio, Carrà). Al 1956 risale il volume su Il Correggio e la camera di San Paolo a Parma.

Alla sua morte nel 1970 per volontà testamentaria ha lasciato "per vantaggio delle giovani generazioni" la collezione d'arte, la fototeca e la biblioteca custodita nella villa di via Fortini dove oggi ha sede la Fondazione che porta il suo nome.

domenica 16 maggio 2010

Sidibé, è dolce la vita a Bamako

«Sidibé Malick. Tel 221 39 48. Bp 455», è la scritta che campeggiava davanti allo studio del grande fotografo africano a Bamako, la capitale del Mali. E la stessa targa campeggia davanti allo studio ricreato appositamente per la mostra «La vie en rose» alla Collezione Maramotti di Reggio Emilia, in uno degli eventi collaterali al Festival Fotografia Europea. Lo studio è semplice. Ci sono una poltroncina, uno specchio, macchine fotografiche d’ogni tipo e soprattutto quegli sfondi inconfondibili, nelle loro geometrie primitiviste, che abbiamo imparato ad amare nelle sue fotografie. Lui ora è un signore ultrasettantenne che si aggira in una candida tunica bianca per gli spazi della mostra e osserva interessato il video che racconta la sua storia: da giovane apprendista nello studio di Gerard Guillat-Guignard, a fotografo pluripremiato a livello internazionale con il Leone d’oro a Venezia 2007 e con il prestigioso premio Hasselblad.

Al lavoro in studio Sidibé ha sempre accompagnato quello on the road, raccontando come una sorta di paparazzo nostrano la dolce vita notturna (ma non solo quella) nella capitale africana. E la mostra, a cura di Laura Serani e Laura Incardona, propone una cinquantina di immagini divise equamente fra questi due poli della produzione di Sidibé. Abbiamo così le foto Anni 70 di gruppi di persone, famiglie, amici, fidanzati, squadre di calcio che si presentavano nel suo studio per essere fotografati. La cosa che balza agli occhi è che l’essere fotografati è per queste persone un momento importante, c’è forse il retaggio della superstizione ancestrale secondo la quale in qualche modo con uno scatto ti catturano l’anima.

Divertenti sono invece le immagini delle feste, che ricordano molto (anche per gli abiti occidentaleggianti) quelle che si facevano da noi ai tempi del liceo, con il giradischi e le ragazze che ballano il twist. Fumare è quasi un atto di affermazione sociale e c’è chi non si accontenta della sigaretta e sfoggia la pipa. Ma forse le immagini che più colpiscono sono quelle donne di schiena che le curatrici hanno appeso alle pareti dello studio, lì la composizione formale ti fa capire lo «sguardo sottile» del fotografo africano.

SIDIBÉ, LA VIE EN ROSE
REGGIO EMILIA, COLL. MARAMOTTI
FINO AL 31 LUGLIO

martedì 11 maggio 2010

LE LACCHE





LACCHE CINESI




Spesso la vera lacca viene confusa con la gomma-lacca da cui invece diversifica in modo sostanziale.
Col nome di lacche si designano anche particolari colori risultanti da una materia colorante organica stabilmente fissata ad una sostanza base di origine inorganica.
In realtà la vera lacca è un prodotto di origine puramente vegetale, un succo lattiginoso estratto,mediante incisione, dal tronco di una pianta: la rhus vernicifera, coltivata in Cina e Giappone.
Questo succo lattiginoso è il componente essenziale della vera lacca cinese ed è molto sensibile al calore e alla luce per effetto della quale tende presto ad indurire e ad imbrunire.
Per questo motivo il trasporto avviene spesso di notte custodito in giare di terracotta e il processo di lavorazione vero e proprio affidato ad esperti laccatori.
La complessità del processo di laccatura ha fatto sì che nonostante la sua grande notorietà come materiale dalle caratteristiche ineguagliabili, la vera lacca cinese è rimasta appannaggio esclusivo degli artigiani orientali,ed oggi probabilmente sarebbe impossibile anche in Cina riprodurre laccature seguendo il metodo originale.
Basti pensare che per laccare un oggetto sono necessari almeno tre mesi, ma molte opere hanno richiesto anche svariati anni di lavoro.
Tra le caratteristiche di una vera lacca cinese a parte l'indiscutibile impatto estetico, vi è una notevole resistenza agli agenti atmosferici, all'usura del tempo, nonchè la resistenza ad acidi e basi, e a qualunque tipo di solvente.
Riguardo alla composizione chimica, la lacca, risulta costituita in massima parte dal cosiddetto Acido Uruschico o Laccol, contiene dal 10 al 30% di acqua, una piccola quantità di sostanze gommose ed un enzima del gruppo delle ossibasi (laccasi) alla cui azione sul laccol è dovuto l'indurimento della lacca all'aria.

STORIA DELLA LACCA CINESE

A questa sostanza così resistente, si attribuiscono origine quasi mitiche.Sono stati rinvenuti oggetti laccati Cinesi dell'epoca Hau, dinastia che regnò dal 206 a.C. in poi.
Un migliaio di anni dopo e comunque sotto la dinastia dei Song, appaiono le lacche d'oro, d'argento, o intarsiate di madreperla, poi attraverso i secoli XIV,XV,XVI e XVII (epoca Ming) aumentano gli oggetti laccati.
E' proprio in quest'ultimo periodo di tempo e precisamente tra la fine del XVI secolo e l'inizio del XVII, che i lavori in lacca cinese fecero la loro prima apparizione in Europa suscitando ammirazione e curiosità soprattutto dei grandi decoratori e maestri d'arte.
Nonostante numerosi tentativi in Europa non si riuscì mai ad eguagliare la tecnica Cinese, per cui si comincio ad inviare in Cina manufatti Europei perchè venissero laccati dai maestri artigiani Cinesi.
Nel 1874 una nave che trasportava oggetti laccati destinata ell'esposizione di Vienna, affondò nella baia di Yakoama in Giappone, il carico rimase per un anno sott'acqua e quando venne recuperato si potè constatare che gli oggetti laccati non avevano subito alcun danno.

La lacca deriva dalla linfa degli alberi da lacca ed è consideratacome naturale plastica. In Cina l’estrazione e la produzione della lacca è altamente organizzata sin dal quarto secolo. Siccome è molto duratura e quando secca diventa durissima, originariamente era usata come vernice protettiva, per esempio per costruire scudi resistenti alle frecce .Più tardi gli artigiani scoprirono che, proprio per la sua versatilità, era anche ideale peper rifinire i mobili.

La lacca può essere colorata aggiungendo pigmenti naturali e quando è secca può essere decorata con intarsi o pitture. Può nascondere gli accoppiamenti e le incollature tra tavole di legno per dare l’apparenza di una singola tavola. Può essere anche usata per esaltare la grana del legno. La qualità della lacca dipende dall’età dell’albero dal quale è prelevata e dalla stagione.

Non ci sono manuali scritti per la laccatura dei mobili cinesi, ma gli artigiani tramandano da generazione a generazione le loro conoscenze e esperienze.
Ognuno di loro a la sua lacca preferita e uno speciale modo nell’applicarla, ma una cosa che vale per tutti è che deve essere applicata in più mani e ogni mano deve essere applicata quando la precedente è ben secca.

I maestri artigiani conoscono come sovrappore strati di lacca di diverso colore per ottenere la tonalità e l’effetto desiderato. Per esempio per produrre il classico rosso Cinese bisogna iniziare con il nero, seguito da un rosso scuro e successivamente più chiaro fino al colore desiderato. Ogni mano di lacca colorata è seguita da una mano di lacca trasparente, tutte le mani sono ben levigate per ottenere un profondo e ricco colore finale.

Si può dare un’età ai mobili laccati esaminando la laccatura.I più antichi, e costosi, rivelano spesso più strati di lacca che appare consumata e screpolata.Un restauro apropriato tende a conservare la laccatura originale. I pezzi più nuovi possono apparire molto più brillanti e senza difetti. Comunque , vecchi o nuovi, è solo quando la tradizione della laccatura è onorata che i mobili laccati possono sviluppare un grande carattere, rivelare un glorioso passato, e raggiunge lo status di oggetto importante.

lunedì 10 maggio 2010

Keith Haring


Biografia

Nasce a Reading, in Pennsylvania, primo e unico maschio dei quattro figli di Allen e Joan, mostra una precoce predilezione per il disegno incoraggiata dal padre, disegnatore di fumetti e cartoni animati. Furono proprio i personaggi dei fumetti come quelli di Walt Disney, del Dottor Seuss e altri eroi delle animazioni televisive a esercitare su di lui un'influenza duratura. È proprio in questo periodo, infatti, che Haring decide di fare dell'arte stilizzata la sua ragione di vita.
Al termine del liceo, Keith si iscrive all' Ivy School of professional art di Pittsburgh e in seguito alla scuola di commercial-art. Ben presto, però, capisce che quella non è la sua strada e abbandona la scuola.



Nel 1976 Keith si mette a girare tutto il paese in autostop, conoscendo molti artisti. Si reca a San Francisco, dove con la frequentazione della Castro Sreet inizia a manifestare il proprio orientamento omosessuale. Alla fine torna a Pittsburgh e si iscrive all'Università; per mantenersi lavora come cameriere alla mensa di un'industria. Dopodiché trova un impiego presso un locale che espone oggetti d'arte. Qui allestisce la sua prima mostra personale di disegni.
Importante per la sua evoluzione futura è una retrospettiva dedicata a Pierre Alechinsky, organizzata nel 1977 dal Museum of art di Pittsburgh.
Nel 1978 espone le sue nuove creazioni al Pittsburgh Center for the arts, poi va a New York ed entra alla School of Visual Art. Mentre lavora il suo interesse personale lo avvicina ai lavori di Jean Dubuffet, Stuart Davis, Jackson Pollock, Paul Klee e Mark Tobey. È questo il periodo in cui esplode la popolarità di Haring: inizia a realizzare graffiti soprattutto nelle stazioni della metropolitana e la sua pop-art viene grandemente apprezzata dai giovani, tanto che i suoi lavori verranno spesso rubati dalla loro collocazione originaria e venduti a musei. Per la sua attività -illegale- di graffitaro viene più volte arrestato.
Nel 1980 partecipa insieme ad Andy Warhol alla rassegna artistica Terrae Motus in favore dei bambini terremotati dell'Irpinia. Occupa inoltre un palazzo in Times Square realizzando la mostra Times Square Show. Allestisce in seguito molte altre mostre finché la Tony Shafrazi Gallery non diventa la sua galleria personale.
Nel 1983 espone a San Paolo del Brasile, a Londra e a Tokyo.
Nel 1984 va a Bologna invitato da Francesca Alinovi per esporre nella mostra Arte di Frontiera.
Nel 1985, a Milano, dipinge una murata nel negozio Fiorucci. Elio Fiorucci, in un'intervista al mensile Stilearte, racconta così quella esperienza: Invitai Haring a Milano, stregato dalla sua capacità di elevare l'estemporaneità ai gradini più alti dell'arte. Egli diede corpo ad un happening no stop, lavorando per un giorno e una notte. I suoi segni "invasero" ogni cosa, le pareti ma anche i mobili del negozio, che avevamo svuotato quasi completamente. Fu un evento indimenticabile. Io feci portare un tavolone, fiaschi di vino, bicchieri. La gente entrava a vedere Keith dipingere, si fermava a bere e a chiacchierare. Ventiquattr'ore di flusso continuo; e poi i giornali, le televisioni... In seguito, i murales sono stati strappati e venduti all'asta dalla galleria parigina Binoche. (Intervista di Stilearte a Elio Fiorucci)
Nel 1986 apre a New York il suo primo Pop Shop, ovvero un negozio dove è possibile comprare gadget con le sue opere e vedere gratuitamente l'artista al lavoro. In questo anno, inoltre, va a Berlino e dipinge sul tristemente noto muro della città dei bambini che si tengono per mano. In seguito si reca nel ghetto di Harlem dove dipinge su una grande murata sulla East Harlem Drive le parole: Crack is wack (ovvero Il crack è una porcheria). Collabora spesso con Angel Ortiz.
Nel 1987 va a Parigi e decora una parte dell'Hospital Necker.

Nel 1988 apre un Pop Shop a Tokyo. In quell'occasione l'artista afferma: Nella mia vita ho fatto un sacco di cose, ho guadagnato un sacco di soldi e mi sono divertito molto. Ma ho anche vissuto a New York negli anni del culmine della promiscuità sessuale. Se non prenderò l'Aids io, non lo prenderà nessuno. Nei mesi successivi dichiara, in un'intervista a Rolling Stone di essere affetto dal virus dell'HIV. Di lì a poco fonda la Keith Haring Foundation a favore dei bambini malati di AIDS. Nel 1989, vicino alla chiesa di Sant'Antonio abate di Pisa, esegue la sua ultima opera pubblica, un grande murales intitolato Tuttomondo e dedicato alla pace universale.
Il 16 febbraio 1990, Haring muore a 31 anni di Aids. Nonostante la sua morte prematura, l'immaginario di Haring è diventato un linguaggio visuale universalmente riconosciuto del XX secolo, meritando, tra le altre innumerevoli esposizioni, una mostra alla triennale di Milano conclusasi nel Gennaio 2006.
Opere di Haring in Italia

Graffiti sullo zoccolo del Palazzo delle Esposizioni a Roma (1982) - cancellato nel 1992 per "ripulire" il palazzo in occasione della visita di Michail Gorbaciov.
Graffito di 6 x 2 metri realizzato nella metropolitana di Roma, linea A, tratto Flaminio-Lepanto, sulle pareti trasparenti del ponte sul Tevere - cancellato nel 2001.
Interni del negozio Fiorucci a Milano (1985) - i murales in seguito sono stati strappati e venduti all'asta dalla galleria parigina Binoche.
Tuttomondo a Pisa, sulla parete esterna della Chiesa di Sant'Antonio Abate (1989) attualmente - 2009 - in ottimo stato di conservazione.
Due disegni a pennarello raffiguranti un surfista in una grande onda. Milano, collezione privata.

mercoledì 5 maggio 2010

GUERRILLA ART

Guerrilla art è un movimento street art che emerge dalle scene di New York e di Los Angeles si evolve dal graffitismo, e da allora si è sparso attorno al mondo ed è integrato con le realtà di molti paesi in cui è già presente il writing. è una forma di strreet art che utilizza un approccio più attivo, aggressivo ed è indirizzato a riconvertire il concetto di spazi pubblici. Fa molto riferimento ai principi del movimento dei graffiti originari, infatti molti statunitensi definiscono la guerilla art con "post graffitismo".

La Guerrilla art si diferenzia da molte forme d'arte, infatti non ha confini tra l'immagine ed il suo ambiente in cui viene a collocarsi. mentre un dipinto tradizionale può essere spostato da galleria a galleria senza il significato o la credibilità artistica del prodotto d'arte, la street art è un movimento ambientale, la superficie sulla quale viene applicata è fondamentale al significato stesso dell'opera. senza le dinamiche della società moderna, la guerrilla art è ridotta ad "arte fine a se stessa" e sarebbe definita come per "quello che è" più che per "quello che fà".

Il prodotto della guerrilla art è focalizzato sulla causa e sul effetto, non l'opera meteriale in sè stessa. Mira a produrre una reazione nelle menti delle persone che vivono all'interno del contesto ambientale alterato. Non è necessariamente mirante a produrre arte che sià significativa in sè stessa.

Guerrilla artists

I Guerilla artists si indirizzano verso una filosofia di pittura continua che si evolve con il proprio lavoro, aggiungendo ogni volta elementi che vengono cancellati dai servizi urbani igienici e di pulizia dei muri, o da chi combatte contro i loro spazi. L'arte su tela non è generalmente considerata Guerrilla art. Anche se molti Guerrilla artist producono arte "tappezzata", e non considerano che essa sià ugualmente significativa. Questo ha influenzato il mondo dell'arte ad introdurre elementi di guerrilla art style al suo interno, ma sono più comprensivi e finalizzati. Pochi artisti tradizionali creèrebero arte intenzionalmente significando la sua serializzazione per prodotti di massa, che sarebbe in opposizione ai propri ideali. Molti Guerrilla artist mirano a sabotare il "branding" (logo + marketing) per la propria pubblicità e identità, talvolta con ovvi riferimenti al logo stesso. Ciò può essere ritrovato con D*Face che smititizza la firma di Walt Disney.

Alcuni guerilla artists sono anti-capitalisti, altri indossano solo prodotti della Nike (converse all star???). non è un movimento che mira a dare supporto od a opporsi al condizionamento del branding. è la sua diretta risposta ad esso,


Movimento artistico.

i movimenti artistici sono anche essi coinvolti. Questo movimento è una controbattuta al incrementante potere ed importanza del logo all'interno della vita di ogni giorno. Movimenti urbani più svilluppati, integrano tanto il branding quanto la guerrilla art al suo interno. Ciò non è una coincidenza.

La più importante tecnica svilluppata del movimento street art e il movente della "guerrilla" tag è l'addozione di tecniche di "guerrilla marketing" su metodi artistici tradizionali. L'uso dei metodi di guerrilla marketing è quello di creare "pubblicità artistica", ha visto l'evolizione dell'artista da individuo a vero e proprio brand.

Banksy


Banksy (Bristol, 1974 o 1975) è un artista inglese.

È uno dei maggiori esponenti della street art. Si sa di lui che è cresciuto a Bristol ma la sua vera identità è tenuta nascosta. Le sue opere sono spesso a sfondo satirico e riguardano argomenti come la politica, la cultura e l'etica. La tecnica che preferisce per i suoi lavori di guerrilla art è da sempre lo stencil, che proprio con Banksy è arrivato a riscuotere un successo sempre maggiore presso street artists di tutto il mondo. I suoi stencil hanno cominciato ad apparire proprio a Bristol, poi a Londra, in particolare nelle zone a nordest, e a seguire nelle maggiori capitali europee, notevolmente non solo sui muri delle strade, ma anche nei posti più impensati come le gabbie dello zoo di Barcellona. Nonostante la recente fama mondiale, e le notevoli quotazioni delle sue opere, Banksy continua a rimanere fuori dallo starsystem e a preferire la sua arte in mezzo alla gente comune.

Carriera

Banksy iniziò la sua carriera di artista alla fine degli anni ottanta nella crew "Bristol's DryBreadZ" (DBZ), firmandosi Kato e Tes. Nel 1998 organizzò l'enorme raduno di graffitari Walls On Fire, insieme all'amico di Bristol e leggenda dei graffiti Inkie. Il lungo weekend di eventi, richiamò artisti da tutto il Regno Unito e da tutt'Europa, e quest'organizzazione dell'evento pose il suo nome nello starsystem dei graffiti europeo.
Gli stencil di Banksy sono caratterizzati da immagini singolari ed umoristiche, a volte accompagnate da slogan. Il messaggio di solito è contro la guerra, anti-capitalistico, anti-istituzionale e a favore della pace. I soggetti sono animali come scimmie e ratti, ma anche poliziotti, soldati, bambini e anziani. Fa anche adesivi e sculture, come la famosa "cabina telefonica assassinata".

Opere celebri

Una delle caratteristiche che ha reso famoso Banksy è la sua abilità di entrare nei musei più importanti del mondo e appendere delle sue opere tra le altre già presenti. Spesso passano giorni prima che qualcuno si accorga dell'intrusione. I suoi temi preferiti in questi casi, sono quadri dipinti in perfetto stile settecentesco, con l'aggiunta di alcuni particolari completamente anacronistici (nobili del Settecento con bombolette spray, dame di corte con maschere antigas, ecc.).
Ha sparso Londra con stencil di topi, i famosi "rat": curiosamente anagrammando questa parola si ottiene "art". Per sua stessa ammissione, si tratta di una coincidenza. Il soggetto dei topi è stato scelto in quanto odiati, cacciati e perseguitati, eppure capaci di mettere in ginocchio intere civiltà. "Se sei piccolo, insignificante e poco amato allora i topi sono il modello da seguire definitivo con un cetriolo". *Banksy, Wall and Piece, Century, 2006.

Uno dei suoi più famosi murales, quello con gli attori di Pulp Fiction che stringono banane anziché pistole, è stato recentemente rimosso: il suo valore stimato si aggirava intorno ai 400 mila euro.
Nell'agosto del 2005 Banksy ha realizzato dei murales sulla barriera di separazione israeliana, costruito dal governo israeliano nei territori occupati della Cisgiordania (soprattutto a Betlemme, Ramallah e Abu Dis), combinando varie tecniche. Le caratteristiche di questi murales sono veri e propri squarci nel muro (realizzati con la tecnica del trompe l'oeil) che permettono di "vedere" cosa c'è dall'altra parte, di solito paesaggi tropicali, bambini che giocano, spiagge.
Nel settembre 2006 Banksy fa circolare in 48 negozi sparsi in tutto il Regno Unito, delle copie parodia dell'album Paris di Paris Hilton. Oltre a presentare delle versioni modificate sia nel titolo che nella musica delle canzoni della starlet, nell'album si possono vedere delle immagini che ridicolizzano la Hilton (in una il suo volto è sostituito da quello del suo cane).
Brad Pitt ha detto di Banksy: "Fa tutto questo e resta anonimo. Penso che questo sia fantastico. Nei nostri giorni tutti tentano di essere famosi. Ma lui ha l'anonimato.
«Alcune persone diventano dei poliziotti perché vogliono far diventare il mondo un posto migliore. Alcune diventano vandali perché vogliono far diventare il mondo un posto migliore da vedere». Banksy. Exsistencilism, 2002.