mercoledì 30 giugno 2010

Abbazia di Chiaravalle, concluso il restauro



Il lungo intervento di restauro, iniziato nel 2002 con fondi ministeriali ed eseguiti sotto la direzione della Soprintendenza per i Beni Storico Artistici ed Etnoantropologici di Milano dal laboratorio Nicola Restauri in Aramengo, è stato portato a compimento anche grazie ad Intesa Sanpaolo che ha inserito questo intervento nell'ambito di Restituzioni, collaudato programma di restauri di opere appartenenti al patrimonio artistico del Paese.
L'abbazia cistercense, a soli 10 km dal cuore di Milano, è nota, oltre che per l'architettura superba, per il ricco ciclo di affreschi del primo '300 – tipici della grande cultura figurativa lombarda di quel periodo –, per la bella Madonna con Bambino a fresco del Luini, per il grandioso coro ligneo. Ma il gruppo di artisti chiamati ad affrescare l'abbazia era guidato da Stefano da Firenze, un allievo di Giotto di cui si era persa memoria, e di cui non erano pervenute ai giorni nostri altre opere. Il ciclo di affreschi mostra una mano di grande maestria e di straordinaria sicurezza: si sono persi gran parte dei colori e dei fondi oro e azzurro-lapislazzulo che certamente impreziosivano l'intera cupola. Ma emergono figure dal disegnato raffinatissimo, certo assai più "gotico" e affidato alla linea più che alle masse tipiche del maestro degli Scrovegni e di Assisi. La temperie orientata verso il gotico-internazionale milanese, i rapporti stretti fra il Ducato e la città di Siena ed i suoi artisti, e probabilmente lo stesso carattere "dolce" – secondo il Vasari – di Stefano hanno fatto la differenza.
Particolarmente notevole la scena finale, sul lato est del tiburio, e dunque la più evidente per chi entra nell'abbazia, con l'Incoronazione della Vergine, certo interamente di mano del maestro, e non della sua bottega, che segue il racconto all'epoca assai diffuso della Legenda Aurea, legata alla morte e all'ascesa al cielo della Vergine.

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