mercoledì 14 aprile 2010

Nucleo per gli interventi di Archeologia Subacquea ( NIAS)

Progetto sperimentale "Restaurare sott’acqua: materiali, metodologie e tecniche"

Il Nucleo per gli Interventi di Archeologia Subacquea dell'Istituto Centrale per il Restauro, è impegnato da alcuni anni nella sperimentazione di materiali, strumenti, metodologie e tecniche per la protezione, la conservazione ed il restauro in situ dei manufatti archeologici sommersi.

Il progetto si ispira ai principi ribaditi dall’UNESCO con la Convention on the Protection of the Underwater Cultural Heritage formulata a Parigi il 2-11-2001, dove è sottolineata la necessità di valorizzare, proteggere e conservare in situ, il Patrimonio storico - archeologico subacqueo, tutte le volte che ciò sia possibile.

I primi esperimenti effettuati dall’ICR risalgono al 2001, quando fu intrapreso il restauro di tre vasche della peschiera della villa romana di Torre Astura (Roma), grazie alla collaborazione della Soprintendenza per i Beni Archeologici per il Lazio e all’ospitalità dell’Ufficio Tecnico Territoriale Armi e Missilistica di Nettuno.

Dal settembre 2003 in accordo ed in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica per le province di Napoli e Caserta, la sperimentazione dell'ICR si è spostata nel Parco Archeologico Sommerso di Baia, dove gli interventi hanno interessato le strutture di un ambiente con mosaico pavimentale facente parte dell'edificio denominato "Domus con ingresso a Protiro”.
Il mosaico pavimentale, a tessere bianche, denotava gravi lacune, lesioni estese ed era in procinto di collassare per la presenza di una vasta cavità nel massetto di fondazione. Dopo la pulitura, realizzata con l'impiego di scalpelli, bisturi, spazzole, per la rimozione di organismi bentonici, e l'integrazione delle lacune e il risarcimento delle lesioni, è stato necessario restituire consistenza alla fondazione con l'impiego di mattoni e sacchi di sabbia costipati a costituire uno strato di sostruzione, non potendo intervenire con opere in malta cementizia per la mancanza di un sottofondo stabile.

Nel mese di settembre 2004 si è svolto il terzo cantiere sperimentale, nel corso del quale è stato compiuto il restauro di un ambiente pavimentato a mosaico e di una porzione del muro con semicolonne in laterizio che circonda il giardino della villa dei Pisoni . Il mosaico pavimentale, anche in questo caso di tessere bianche, era ormai ridotto ad una serie di lacerti di varie dimensioni, separati da estese lacune fluttuanti sul fondo sabbioso per la disintegrazione degli strati preparatori. In questa occasione, insieme agli strumenti usuali impiegati per la pulitura è stato sperimentato un trapano di acciaio inox del tipo usato per gli interventi di chirurgia ortopedica, al quale sono stati applicati diversi tipi di frese e di spazzole ruotanti, con lo scopo di rimuovere con maggiore efficacia le incrostazioni calcaree dalle superfici. Dopo la pulitura è stato ricostituito, tramite iniezioni di malta, il massetto di fondazione e, con la colmatura delle lacune, è stata restituita unità strutturale al manufatto. Il profilo esterno del pavimento è stato, quindi, consolidato con un cordolo di malta contenuta, verso l'esterno, da un lamierino di alluminio inserito nella sabbia per alcune decine di centimetri, per limitare l'azione di scavo delle correnti marine lungo il perimetro libero del manufatto. Il muro in laterizio, invece, presentava una cortina lacunosa che denunciava, oltre a cedimenti strutturali, l'impoverimento delle malte e la caduta di materiali lapidei (mattoni di laterizio, cubilia di tufo). Preoccupava, soprattutto, nella porzione oggetto dell'intervento, il forte fuori piombo della semicolonna, dovuto al quasi totale degradamento della fondazione per l'azione combinata dell'impoverimento delle malte, dell'azione degli organismi marini e del moto ondoso, particolarmente sensibile a quella profondità, -5 metri a livello di fondazione e circa –3 metri al colmo della struttura conservata. Anche qui, dopo la pulitura e l'individuazione puntuale dei danni, si è proceduto ricostituendo il massetto di fondazione e colmando le lacune e i giunti tra gli elementi lapidei con nuova malta.

Nel 2005 i lavori di restauro del muro perimetrale del giardino della Villa dei Pisoni hanno interessato il tratto compreso tra la semicolonna IV , restaurata nel 2004 e la semicolonna III. La semicolonna è stata oggetto di un intervento di pulitura e di restauro che ha contemplato il riempimento e la stilatura degli spazi fra i laterizi che erano rimasti privi della malta. Nel corso dei lavori è stata integrata una porzione della cortina in opera mista del muro compreso fra le due semicolonne. Sono stati posti in opera alcuni filari di cubilia e sono state reintegrate le lacune dei corsi di laterizio così come avviene nei restauri sopra terra. Anche il nucleo della muratura è stato rinforzato con rinzaffature di malta, scaglie di tufo e di elementi fittili. Su richiesta del dr Paolo Caputo, responsabile del Gruppo Archeologico Subacqueo della Soprintendenza, è stato restaurato un tratto della strada basolata che corre parallela alla costa, a largo di Punta dell'Epitaffio, la via Herculanea.
Qui, a causa degli smottamenti del terreno, dovuti a fenomeni tellurici e al moto ondoso, numerosi basoli di grosse dimensioni erano stati divelti dalla sede originaria.
Alcuni di questi sono stati ricollocati in posto, in attesa di un progetto più articolato che preveda di operare il risanamento di un più ampio tratto della strada.

Nel 2006 il Progetto di ricerca, grazie ad un finanziamento del Ministero dell’Ambiente alla Soprintendenza Archeologica delle province di Napoli e Caserta (RUP dr.ssa Paola Miniero), si è ampliato con nuovi interventi presso la zona B del Parco Archeologico Sommerso di Baia. In questo settore sono presenti i resti architettonici delle infrastrutture portuali e dell'area abitata del Portus Iulius.
Qui si è avviata la schedatura dello stato di conservazione delle strutture archeologiche sommerse. L’obiettivo è quello di valutare il livello di rischio di perdita e di vulnerabilità dei manufatti sommersi, attraverso la schedatura del degrado e del loro stato di conservazione che permette di quantificare anche il grado di urgenza predisporre interventi conservativi.
La schedatura è stata eseguita utilizzando il sistema SAMAS, un metodo analitico messo a punto dagli archeologi del NIAS Roberto Petriaggi e Barbara Davidde ed ha interessato un complesso architettonico denominato “edificio con cortile porticato”. Il Sistema SAMAS, ispirato alla Carta del Rischio del Patrimonio Culturale, prevede che ogni singolo manufatto, sia esso un muro, un pavimento, un intonaco ecc.. sia analizzato attraverso la registrazione dei dati su tre diversi supporti cartacei e digitali: la Scheda Analitica di Manufatti Archeologici Sommersi (SAMAS), per la definizione degli aspetti del degrado dal punto di vista architettonico e strutturale; la Scheda SAMAS Bio e la Scheda SAMAS Bio II livello che registrano densità e qualità delle colonizzazioni biologiche per la definizione della loro incidenza come fattore di degrado. Queste ultime due sono state elaborate da Sandra Ricci, con la collaborazione di Gianfranco Priori del Laboratorio di Biologia dell'ICR.
Contemporaneamente alla schedatura, sono stati restaurati un ambiente porticato ed un pavimento musivo poco distante, entrambi pertinenti al complesso repubblicano. Le metodologie e le tecniche adottate per il restauro subacqueo sono state quelle messe a punto in questi anni dal NIAS. Per la prima volta, i restauratori hanno effettuato, con successo, l'anastilosi di una delle colonne di laterizio del portico.

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